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Il Generale Vandamme:

tra crimine, gloria e arte

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Oggi parliamo di una figura controversa, poco conosciuta nel mosaico dell’epopea Napoleonica, ma estremamente intrigante. Visti i pochi elementi che, noi prosperità, abbiamo sulla sua figura, ho cercato comunque di farne un ritratto psico-caratteriale della persona, trovando alcuni elementi estremamente ricorrenti durante la sua vita.

Dominique Vandamme fu un soldato caratterizzato da un dualismo polarizzante: da un lato, le sue impressionanti capacità di combattimento, composte da impavidità, aggressività, efficienza e severità, che gli permisero di scalare i gradi dell’Armee. Dall’altro lato, una costante macchia che oscura e intralcia le sue glorie sui campi di battaglia dovuta al suo carattere collerico, irascibile e violento; che lo porterà a compiere atti di ferocia contro le popolazioni conquistate e a crearsi nemici a destra e a sinistra tra i suoi commilitoni. Questa letale combinazione lo rende un uomo ingestibile e intrattabile, ma allo stesso tempo essenziale e necessario per la macchina militare dell’Impero.

La sua durezza e incontrollabilità è esemplificata bene da Napoleone, che una volta lo arrestò personalmente per ventiquattro ore, poiché aveva sequestrato la casa del sindaco di Boulogne, città del suo campo in comando, supponendo che fosse un suo diritto.

Dopo la vicenda, osservò che: «se avessi avuto due Vandamme, avrei dovuto ordinare a uno di impiccare l'altro».

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scritto da: Giacomo Aldrovandi

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