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"Li Turchi alla marina!":

Pirati levantini lungo le coste del sud d'Italia nel XVII sec.

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Dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453 e il continuo spingersi verso l’Europa e i Balcani dell’impero turco, le scorrerie di pirati lungo le coste del Mediterraneo, già nella prima metà del XVI secolo, erano andate intensificandosi. La paura del pericolo turco, dopo i circa 6000 abitanti uccisi durante l’assedio di Otranto nel luglio del 1480 e gli 800 martiri che, il 14 agosto vennero decapitati su un colle nei pressi della città, rappresentò un vero e proprio shock per l’Italia e l’Europa. L’Adriatico rischiava di essere esposto al pericolo turco e lo stesso valeva per le coste del Tirreno sottoposte, già dagli anni ’20 del Cinquecento alle razzie dei corsari di Tunisi e Algeri.

 

Ben presto il panico e una sorta di paura collettiva si diffuse tra le popolazioni italiane; timore ingenerato anche dalle voci che circolavano e dalle omelie, come racconta Matteo Bandello in una delle sue Novelle, di molti frati che cercavano di compattare una sorta di fronte interno per resistere contro le possibili invasioni. In particolare le Novelle di Matteo Bandello appaiono una fonte indiretta di notevole valore, in quanto raccontando, quasi fossero una cronaca giornalistica, ciò che accadeva nelle città, nei porti, lungo le vie e le coste delle regioni italiane ed europee, presentano uno spiraglio, non solo letterario ma anche storico, del problema della pirateria. 


Buona lettura.

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scritto da: Raffaele Riccio

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