
“Gli storici militari non abbondano in esaltazioni verso di lui che pure fu il vittorioso, certamente assai meno che verso Cadorna, che pure fu il vinto”
Vittorio Emanuele Orlando, Memorie.
​
Il 4 novembre è una data fatidica nella storia nazionale italiana. Oggi, finita la generazione di coloro che presero parte ai terribili eventi bellici della grande guerra, sembra che questa giornata abbia perso il suo valore iconico e che lo abbiano perso anche due date significative della I Guerra mondiale: il 24 maggio 1915, inizio delle operazioni belliche italiane e il 24 ottobre 1917, disastro di Caporetto.
Questi due momenti storici, assieme al 4 novembre del 1918, riepilogano i momenti salienti del macro evento che coinvolse e condizionò la vita e le aspirazioni di intere generazioni d’Italiani.
Le vicende del nostro fronte furono indirizzate e condizionate da due figure di generali che per tre anni “governarono” le vite, le scelte, le azioni non solo dei soldati, ma del paese intero. Chi era in trincea soffriva e combatteva, chi restava a casa soffriva e sperava, aspettando le notizie che arrivavano con la posta. Luigi Cadorna, il generale piemontese, erede della tradizione risorgimentale e post-risorgimentale, aveva dato il via a una guerra impostata sugli schemi dei regolamenti militari in uso e sul modello della concezione francese della guerra d’assalto.
Si può dire che fino all’ XI battaglia dell’Isonzo nel ’17 la strategia italiana “parlava francese”, dato che i riferimenti teorici e i modelli d’attacco, suggeriti dai tecnici dell’école de guerre, venivano applicati anche in Italia, nonostante le terribili trincee del Carso o le asperità del fronte isontino.
Diverse, invece, furono le scelte messe in campo da Diaz. Lo spartiacque tra i due comandi e tra i due uomini avvenne il 24 ottobre del 1917 con Caporetto. Da quella data fino al 4 novembre del 1918 ebbe inizio il difficile e complicatissimo mandato del comando Diaz.
Buona lettura.
​
scritto da: Raffaele Riccio
​​
​
​
Copyright © 2024 Commentariolvm.storia