
Nella piana di Idistaviso è una fredda mattina di primavera del 16 d.C., più di 50.000 uomini sotto il comando di Druso Germanico, figlio adottivo dell’imperatore Tiberio, si stanno preparando per lo scontro con Arminio, cittadino romano di origini germaniche, che pochi anni prima aveva tradito il governatore Publio Quintilio Varo e, grazie alla sua coalizione di tribù, massacrato più di 15.000 romani nella foresta di Teutoburgo. L’atmosfera è pesante.
I legionari e gli equites delle otto legioni presenti si posizionano accuratamente, senza riuscire a nascondere dai loro volti tracce di impazienza, mentre ai fianchi dell’imponente schieramento si trovano migliaia di alleati Germani, ostili ad Arminio, pronti a seguire gli ordini dei rispettivi capi. Alcuni esploratori vengono mandati in avanscoperta per individuare le posizioni nemiche appena prima che orde apparentemente infinite di guerrieri dai volti e dagli scudi dipinti, emersi dalla foresta, si lancino contro lo schieramento imperiale. Una serie di ordini viene animatamente impartita dal dux, migliaia di voci si alzano in un solo grido furioso, vendicativo. Il momento tanto atteso da Roma era finalmente arrivato: nella piana di Idistaviso, sette anni dopo la Clades Variana, Arminio e l’Impero si sarebbero affrontati per l’ultima volta.
Com’erano arrivate otto legioni nel cuore della Germania Magna? Che cosa sarebbe accaduto nel caso in cui fossero state sconfitte? Perché Roma si è spinta così a nord nella ricerca di Arminio?
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scritto da: Giulio Ascari
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